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Sacro e profano - Scheda del film

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE – S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna

PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO
Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS



Giovedì 26 novembre 2009 – Scheda n. 7 (792)

 

 

 

 

Sacro e profano

 

 

 

Titolo originale: Filth and Wisdom.

 

Regia: Madonna.

 

Sceneggiatura: Madonna, Dan Cadan. Fotografia: Tim Maurice Jones.

Montaggio: Russell Icke. Scenografia: Gideon Ponte.

Musica: Eugene Hutz, Gogol Bordello, Kolpakov Trio, Madonna, Mascagni.

Interpreti:  Eugene Hutz (A.K.), Holly Weston (Holly), Vicky McClure (Juliette),

Richard E. Grant (professor Flint), Inder Manocha (Sardeep).

Produzione: Semtex Film. Distribuzione: Sacher Film.

Durata: 81’. Origine: Usa, 2008.

 

 

 

Madonna!

 

Louise Veronica Ciccone, in arte Madonna, è nata a Bay City, il 16 agosto 1958, da famiglia di origini abruzzesi, cantautrice, attrice ma anche scrittrice, regista e produttrice discografica e cinematografica, riconosciuta nel 2000 dal Guinness dei primati come l'artista femminile di maggior successo di tutti i tempi, con oltre 320 milioni di dischi venduti. A metà 2008, la stima è arrivata a 400 milioni. Nel 1992 Madonna ha fondato la casa discografica Maverick Records con cui ha prodotto i lavori di artisti quali Alanis Morissette, Michelle Branch, i Deftones e i Prodigy, e la casa cinematografica Maverick Films. Nel 1996 ha vinto un Golden Globe come migliore attrice protagonista per Evita di Alan Parker. Ha fatto l'attrice in parecchi altri film, tra i quali Cercasi Susan disperatamente di Susan Seidelman, Dick Tracy di Warren Beatty, Ombre e nebbia di Woody Allen. E adesso ha diretto questo film, Filth and Wisdom (ovvero: Sporcizia e saggezza), presentato in Italia come Sacro e profano, e distribuito (incredibile!) dalla Sacher di Nanni Moretti.

Protagonista del film è Eugene Hütz, fondatore e cantante dell'acclamato gruppo newyorkese di musica punk-rock-gitana dei Gogol Bordello.  Hütz è nato in Ucraina, nel 1972. Discendenti da gitani, Hütz e la sua famiglia hanno abbandonato il paese natale in seguito alla catastrofe di Chernobyl. Dopo un viaggio durato sette anni attraverso i campi profughi dell'Europa dell'Est, arrivano in Vermont nel 1993 come rifugiati politici. E lì nascono i Gogol Bordello. Poi, il successo a New York. L'ultimo album dei Gogol Bordello, Super Taranta!, è stato definito da Robert Chistgau di «Rolling Stone» «il miglior album rock del decennio. Punto». Hütz ha debuttato come attore nel ruolo di Alex in Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber, film per il quale ha scritto anche le musiche.

Così Madonna sul suo film: «Ho sempre ammirato l'arte di fare film e l'abilità nel raccontare una bella storia. Dopo quasi tre decenni passati davanti a una macchina da presa, ho deciso di mettere i miei soldi e me stessa dalla parte opposta. Filth and Wisdom è stata, essenzialmente, la mia scuola di regia. È stato molto importante per me scrivere la storia, creare i personaggi, essere coinvolta in ogni singolo passo, dalla creazione delle scenografie al montaggio. Sono sicura di aver fatto impazzire tutti i capi-reparto con le mie mille domande senza fine! È stata un'esperienza completa, che mi ha permesso di esplorare e mettere insieme tutte le cose che amo e che m'interessano, dalla letteratura alla musica alla danza. Tutto è iniziato come per un "corto", ma poi mi sono innamorata dei personaggi e ho voluto farli vivere più a lungo, così ne ho creati di nuovi e il "triangolo" A.K.- Holly - Juliette è cresciuto. Terminato il film mi sono resa conto che ognuno di loro rappresenta un aspetto della mia personalità e così l'esperienza si è rivelata tanto artistica quanto terapeutica.».

 

 

 

La critica

 

Il cinema e il rock'n'roll sono compagni di merende fin dagli anni '50, da titoli come Il seme della violenza e Rock Around the Clock. È bello vedere che le merende continuano. Nella pagina accanto si parla di I Love Radio Rock, film che rilancia il filone quantitativamente meno ricco, ma prestigioso, dei film «radiofonici» (Radio Days, Talk Radio, Good Morning Vietnam...). Sacro e profano appartiene invece ad un altro sottogenere dei rock-movies, quello delle popstar che si danno alla regia. L'hanno fatto i più grandi, dal Bob Dylan di Renaldo e Clara in giù, figurarsi se Madonna poteva essere da meno. Anche perché la signora Ciccone ha sempre frequentato i set: la sua attività di attrice è stata intensa soprattutto a inizio carriera, quando per un brevissimo periodo - fra Cercasi Susan disperatamente e Who's That Girl - poté essere percepita come un'attrice che cantava, e non come una cantante che recitava. Anche la vita privata di Madonna è stata piena di cinema: fra i suoi mariti figurano Sean Penn, che fu suo partner in Shanghai Surprise, e Guy Ritchie, il regista inglese dal quale ha recentemente divorziato. Piccola parentesi di gossip: quando si è saputo che Madonna dirigeva un film, tutte le malelingue sulle due rive dell'Atlantico hanno subito ipotizzato che l'avrebbe girato Ritchie. E il divorzio sopravvenuto più o meno in corso d'opera potrebbe suonare come una conferma. Visti i rispettivi film, ci sentiremmo di smentire. Sacro e profano è troppo carino perché l'abbia diretto Ritchie (che nel frattempo ha firmato un altro film in cui il rock c'entra di sguincio, Rocknrolla, veramente bruttino). Ritchie è un regista videoclipparo, tutta tecnica e frastuono. Invece Sacro e profano è un film ruspante, più vicino - tenetevi forte! - al cinema jugoslavo che a quello inglese. Si svolge a Londra, questo sì: e incrocia i destini di tre sfigati, due ragazze e un uomo che vivono nello stesso appartamento e inseguono sogni d'arte mantenendosi chi facendo la lap-dance, chi realizzando i sogni erotici di buzzurri inglesi middle-class. Ma la presenza debordante di Eugene Hutz e dei suoi Gogol Bordello, un incredibile gruppo folk-punk proveniente dall'Ukraina, vira il film su atmosfere e sonorità a metà fra i Clash e la musica tzigana, evocando il caos organizzato di Kusturica e anche, qua e là, il cinismo feroce di un capolavoro come La polveriera di Paskalevic. Non vorremmo fare di Madonna un Autore. Diciamo anzi che quando sei la più ricca popstar del mondo puoi circondarti di collaboratori formidabili, e il film si gira (quasi) da solo. Diciamo anche, però, che Sacro e profano è irriverente, divertente, acuto. A Berlino, dove fu presentato nel 2008, fu una sorpresa. Auguriamo a Nanni Moretti, che ha scelto di distribuirlo, ottimi incassi.

AAlberto Crespi, L'Unità, 12 giugno 2009

 

C'è un po' di sacro e profano nell'esistenza di ognuno, anzi le due condizioni sono i lati di una stessa medaglia. Parola di Ak, musicista molto sotterraneo che aspettando la rivelazione distribuisce demo delle sue canzoni in giro e guadagna affitto, sigarette e i soldi per le prove del gruppo soddisfacendo le fantasie sadomaso (a dire il vero più maso) di uomini dall'aspetto irreprensibile. Bravi padri di famiglia, manager e quant'altro che adorano farsi frustare, interpretare il cavallo con Ak che è un furioso cavaliere, essere umiliati o giocare alla scuola, uno dei pezzi forti, dove Ak è il maestro armato di frustino, e si fa aiutare dalle due coinquiline in miniskirt da liceali e cravattino scozzese. Una si chiama Holly (Holly Weston), studia danza classica con un maestro isterico e non ha un soldo. L'altra è Juliette, fugge da un padre simile ai clienti di Ak che però soddisfaceva i suoi vizi da buon padre borghese sulle figlie, lavora in una farmacia indiana ma vorrebbe andare in Africa a aiutare i bambini affamati. (...) Filth and Wisdom, Sacro e profano appunto, arriva sugli schermi estivi nostrani dopo la presentazione al festival di Berlino, due anni fa, dove venne accolto con delirio mettendo la Berlinale nel caos. Regista del film è infatti Madonna, la star planetaria che però qui decide di rimanere dietro alla macchina da presa non mostrandosi nemmeno per un secondo, come il vezzo di tanti registi vuole. E anzi per questo suo esordio sceglie uno stile indipendente, quasi low budget, di sensibilità delicata, set e passioni molto underground. Pure se in questa scena londinese di musica, sentimento spericolato e irriverenza giovane c'è molto delle sue storie di artista, a cominciare dalla Cercasi Susan disperatamente di Susan Seidelman, la ragazzina coi pizzi e le calze a rete, stessa fantasia sognante e irriverente di un' energia spensierata, di avventure da ragazzi e storie improbabili. Eugene Hutz, il protagonista Ak, è il cantante «mitraglietta» dei Gogol Bordello (è stato Alex in Ogni cosa è illuminata), gruppo punk-gitano di tendenza che fa la stessa musica del film, ma realtà dell'autobiografia e scrittura della finzione anche con lui scivolano spesso l'uno nell'altro. Emigrante come Ak solo che negli Stati uniti, dove Hutz arriva da Kiev, abbandonata dopo la catastrofe di Chernobyl quando lui è ancora ragazzino, e dopo sette anni nei campi profughi, storie dolorose e dure che popolano le sue canzoni. Si ride molto nel film di Madonna, ci sono momenti di tenerezza, buffi e ironici, ma anche di malinconia. In fondo questi personaggi che cercano di vivere come possono, inventandosi mezzi di sopravvivenza non sempre felici, se la portano dentro la tristezza, da un passato vicino e a volte pesante. Holly, coi suoi vestitini a fiori e i golfini rosa da danzatrice, finisce in un locale di lap dance, lei che studia sulle punte col pianoforte, si sente umiliata perché non funziona al palo. Però quando si scatena col gonnellino da studentessa fa il pienone. E mica è felice Ak di dispensare frustate sul culo di quei maschi tristi, in più è pazzo di Holly ma si limita a guardarla mentre dorme. E Juliette coi suoi fantasmi paterni e la sorella tutta vestita di nero che ogni tanto prova a cercarla. Sacro e profano come le canzoni di Ak, e come le sue lezioni sulla vita di cinismo solo apparente. La scommessa del film sta in questa sua misura, nel gioco bello, spudorato e romantico, di questi ventenni. E di una regista che non ha bisogno di sé, dei grandi apparati spettacolari per farlo funzionare prendendosi il gusto, lei pure, di una scanzonata libertà.

CCristina Piccinno, Il Manifesto, 12 giugno 2009

 

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