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Two Lovers - Scheda del film

 

in collaborazione con:

 

CINEMA SOCIALE – S.O.M.S. Società Operaia di Mutuo Soccorso Omegna

PIEMONTE AL CINEMA – IL CINEMA DIFFUSO
Promosso da Regione Piemonte, AIACE, AGIS



Giovedì 10 dicembre 2009 – Scheda n. 9 (794)

 

 

 

 

Two Lovers

 

 

Titolo originale: Two Lovers.

 

Regia: James Gray.

 

 Sceneggiatura: Richard Menello, James Gray. Fotografia: Joaquín Baca-Asay.

Montaggio: John Axelrad. Scenografia: Marc Benacerraf, Peter Zumba. Musica: Libby Umstead.

 Interpreti: Joaquin Phoenix (Leonard Kraditor), Gwyneth Paltrow (Michelle Rausch),

Vinessa Shaw (Sandra Cohen), Isabella Rossellini (Ruth Kraditor),

Moni Moshonov (Reuben Kraditor), John Ortiz (José Cordero),

Bob Ari (Michael Cohen), Julie Budd (Carol Cohen),

Elias Koteas (Ronald Blatte), Samantha Ivers (Stephanie), Jeanine Serralles (Dayna).

Produzione: 2929 Productions. Distribuzione: Bim.

Durata: 110’. Origine: Usa, 2008.

 

 

 

James Gray

 

Classe 1969, cresciuto nel Queens, a New York, da genitori di origini russe, James Gray è uno dei nomi emergenti nel cinema statunitense. Scuola di cinema in California, poi esordio fortissimo: il suo primo film Little Odessa, girato a 25 anni (1994), vince il Leone d’argento a Venezia e la coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile di Vanessa Redgrave. Sei anni dopo il primo film arriva l'opera seconda, The Yards, presentato in concorso al festival di Cannes, con Mark Wahlberg, Joaquin Phoenix e Charlize Theron. Terzo film: I padroni della notte (2007), storia di mafia russa e legami conflittuali in una famiglia newyorchese. Con questo Two Lovers cambia radicalmente genere passando al dramma sentimentale ancora una volta interpretato da Joaquin Phoenix. Sentiamo James Gray: «Sono diverse le fonti d'ispirazione all'origine di Two Lovers. Una di queste è Le notti bianche, un racconto di Dostoevskij, che ha come protagonista un uomo che coltiva un amore platonico e una vera e propria ossessione per una donna che incontra per strada. Ho trovato questa novella molto toccante. Il protagonista soffre evidentemente di un qualche disturbo psicologico, ma la storia parla soprattutto del suo rapporto con l'amore e mostra questo sentimento da una prospettiva diversa che ho trovato molto interessante. Molto spesso ci innamoriamo di un sogno o di un'ossessione. Queste riflessioni mi hanno fatto venire voglia di scrivere una storia che parla d'amore, ma da un punto di vista che mi è sembrato più personale... Joaquin Phoenix è come un fratello per me e il legame che ci unisce è raro. Abbiamo parlato di cosa ci interessa esplorare nell'essere umano. Joaquin ha una percezione e una comprensione del comportamento umano molto acute. Sa istintivamente come sono fatte le persone e che cosa le motiva... Per la madre di Leonard, trovavo che Isabella Rossellini avesse un calore e una certa cupezza che si adattavano perfettamente al ruolo. La madre di Leonard ama il proprio figlio e desidera la sua felicità, ma cerca al tempo stesso di tenerlo vicino a sé e non è detto che questa sia la scelta migliore per lui. Isabella è stata capace di incarnare questi due sentimenti nel suo personaggio».

 

La critica

 

Two Lovers, il bel film di Gray, racconta la malattia dell'anima di Leonard, diviso tra amori e obblighi. Ma il finale è lieto? Come se la vita gli scorresse di fianco: così vive Leonard Kraditor (Joaquin Phoenix). Fin dalla prima sequenza del loro film, il quarantenne James Gray (al suo quarto lungometraggio) e il cosceneggiatore Ric Menello ce ne mostrano l'estraneità al mondo. Ripreso di spalle, Leonard attraversa un ponte. All'improvviso, lasciato cadere un sacchetto che trascina con sé, si precipita in acqua. Tutto accade senza concitazione. La decisione di morire appare tanto plausibile quanto la scelta eventuale di vivere ancora. Infatti, riportato in superficie, subito Leonard riprende il suo cammino, quietamente disperato. Qual è la sofferenza nascosta del protagonista di Two Lovers? Il padre Reuben (Moni Moshonov) ne dà una spiegazione medica. Si tratta di sindrome bipolare, dice su per giù alla moglie Ruth (Isabella Rossellini). Insomma, Leonard soffre di depressione. Basta che prenda le sue pillole, e tutto s'aggiusterà. D'altra parte, Reuben è un buon padre. Come ogni buon padre, immagina per il figlio un futuro tranquillo, magari nella piccola impresa di famiglia, una lavanderia a Brooklyn. Per lui immagina anche un matrimonio sensato, forse addirittura felice, con la bella e dolce Sandra Cohen (Vinessa Shaw). Il padre di Sandra potrebbe diventar presto suo socio in affari. Dunque, tutto nella normalità, nel senso migliore dell'espressione. Anche Ruth è una buona madre. Quando il figlio si chiude in camera, lei si avvicina alla porta in silenzio, cercando di intuirne i movimenti e, chissà, forse anche le intenzioni. È apprensiva come giusto ci si aspetta da una madre, vista la condizione di Leonard. Ma è anche capace di nascondere i propri timori, o almeno di contenerne gli effetti. Sembra che non abbia cause esterne, sociologiche, la sofferenza di Leonard. O se ci sono, si tratta di quelle stesse che valgono per la gran maggioranza degli esseri umani: stare al mondo significa spesso accettare che nella normalità, intesa nel senso migliore, si confondano e si perdano desideri e sogni. Quando tutto questo chiede un prezzo troppo alto, allora qualche pillola presa al momento giusto può rimettere ogni cosa al suo posto. A quel punto, sembra facile e ovvio tornare al cammino interrotto. Certo, nel passato recente di Leonard c'è una sofferenza specifica,una specifica sconfitta. Ossia, c'è un amore finito, e c'è un matrimonio voluto e svanito. D'altra parte, quando ne parla, sembra che non tanto della causa della sua sofferenza si tratti, quanto della ragione che egli stesso ne escogita, anche e soprattutto ai suoi occhi. Eppure, il suo stare nel mondo da estraneo, l'impaccio con cui si muove nella vita, il peso che fa greve il suo corpo - e che Phoenix rende splendidamente -, tutto questo eccede la misura di quella sofferenza specifica, di quella specifica sconfitta. C'è qualcosa di più profondo, e di più assoluto,  nella disperazione quieta che riempie di sé Two Lovers: qualcosa che somiglia al sospetto che la vita sia insensata, assurda, e che decidere di morire valga quanto la volontà di restare in vita. Infatti, tra vivere e morire Leonard a lungo non sceglie. Questa sua scelta negata non conosce i toni urlati della tragedia, ma quelli dell'apatia e dell'indifferenza. In fondo potrebbe prenderle, quelle pastiglie. Potrebbe sposare Sandra, che lo ama. Potrebbe addirittura imparare ad amarla anche lui, nella sicurezza della piccola azienda delle due famiglie. Oppure, potrebbe gettare via le pillole, lasciarsi alle spalle la vecchia stanza da ragazzo, fuggire lontano dal futuro che il padre gli sta costruendo. Insomma, potrebbe sottrarsi alla normalità, e al suo vuoto di sogni e desideri. Ma per andare dove? E con chi? Un giorno, per caso, a lui pare d'aver trovato la risposta all'una e all'altra domanda. È Michelle (Gwyneth Paltrow) quella risposta. Gli basta vederla, e subito immagina un'altra vita, un altro se stesso. Chi davvero sia, la sua bella vicina bionda, forse gli sfugge. Ma non se ne dà pensiero. Gli interessa molto di più quello che di lei fantastica. Non ne vede l'egoismo immediato, spontaneo. Non ne vede la debolezza pronta a farsi padrona degli altri, e sempre certa della propria innocenza. Ne vede invece la promessa di un altrove, di un tempo e di un luogo finalmente colmi di senso. Si inganna, certo. E una volta scoperto l'inganno, di nuovo si trova di fronte alla scelta tra morire e vivere. O se si preferisce, tra continuare a vedere il mondo dall'esterno o decidere di immergersi del tutto nella normalità. Qualcuno troverà che Two Lovers ha un finale per così dire lieto. Qualcun altro lo troverà disperato, quietamente disperato.

RRoberto Escobar, Il Sole 24Ore, 5 aprile 2009

 

Peccato che Joaquin Phoenix abbia deciso di darsi al rap perché questa sua 'ultima' interpretazione è fantastica e densa di umori nascosti. Merito di un regista appartato e geniale come James Gray che passa dai fratelli gangster dei Padroni della notte al gruppo jewish di questa storia truffautiana assai in cui la roulette dei sentimenti punta sempre sulla famiglia che fa il banco e vince la posta. Siamo sul versante russo a Brighton Beach, la Little Odessa del primo film di Gray, dove il depresso innamorato e suicida mancato Leonard torna a casa, accudito da mammà yiddish Isabella Rossellini e dal papà che vuole accasarlo, per interessi di lavoro e di tintoria, con la figlia di un socio, che tanto gentile e onesta pare. Il nostro è preso però dal mistero di una magnifica ritrovata Gwyneth Paltrow, bionda color Van Gogh, l'inquilina della finestra accanto, ragazza che ama disperata e umiliata da un uomo sposato che si consola con alcol e pillole. Pazzo d'amore, il nostro le è complice, s'immagina una vita diversa e deve decidere al bivio del futuro cosa scegliere: il finale è struggente, cecoviano. Two lovers è uno di quei film che è difficile 'razionalizzare' ma in cui cadi dentro per intero col cuore sposando le cause di tutti. Possiede un'atmosfera strepitosa, immagini piene, un ritmo narrativo monologante e non ha stacchi tra finto e vero, cinema e realtà. Anche con citazioni ottime e abbondanti: Hitchcock e Kazan, e si può pensare anche a Rocco quando Nadia entra in casa Parondi. Ma al di là dei rimandi, il film di Gray possiede un'identità d'autore, gli umori cari al regista dedito ai conflitti interni al gruppo e si entra in questa famiglia newyorkese che festeggia il Bar Mitzvah e finisce nell'allegria coatta del 31 dicembre. Cinema puro col gusto psico-diaristico di un giovane che si trova a scegliere tra un amore obbligatorio, uno proibito e uno sfortunato, in un panorama ricco d'ordinaria infelicità, pena del contrappasso per chi nega il lato romanzesco della vita.

MMaurizio Porro, Il Corriere della Sera, 27 marzo 2009

 

 

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